Mi rendo conto sempre più chiaramente che il nostro benessere spirituale dipende dalla nostra natura e dalla nostra sete naturale di bontà, di compassione e di attenzione per il prossimo.
L’empatia è la base della coesistenza umana.
Lo sviluppo umano si fonda sulla cooperazione e non sulla competizione.
Ci concentriamo ancora decisamente troppo sulle nostre differenze anziché sulle nostre affinità. Dopotutto, nasciamo tutti allo stesso modo e moriamo tutti allo stesso modo.
La domanda più importante che possiamo porci per costruire un mondo migliore è: «Come possiamo aiutarci reciprocamente?». Per realizzare questo mutamento di prospettiva, dobbiamo affinare la nostra consapevolezza
Dobbiamo mantenere un atteggiamento mentale positivo
Le cause principali della guerra e della violenza sono le nostre emozioni negative. Diamo loro troppo spazio, mentre ne diamo troppo poco al nostro intelletto e alla nostra compassione.
Oggi si dà molta più importanza ai valori materiali. Sono importanti, ma non ci libereranno dallo stress, dall’ansia, dall’ira o dalla frustrazione. Eppure dobbiamo superare questi sentimenti negativi che offuscano la nostra mente. Ecco perché dobbiamo accedere a un livello di ragionamento più profondo. E quella che chiamo consapevolezza.
Con la meditazione e la contemplazione possiamo scoprire, per esempio, che la pazienza è l’antidoto più potente contro l’ira, la soddisfazione contro l’avidità, il coraggio contro la paura, e la comprensione contro il dubbio. Prendersela con gli altri non serve a molto.
Dovremmo, piuttosto, cercare di cambiare noi stessi.
Oggi l’umanità sembra un po’ più matura. Il desiderio di pace e il rifiuto della violenza sono molto forti. Dobbiamo fare uno sforzo universale concordato per fermare, contenere o eliminare tutte le pratiche violente. Non basta più dire agli altri che ci opponiamo alla violenza e che vogliamo la pace.
Dobbiamo usare metodi più efficaci.
Siamo tutti fratelli e sorelle
Dobbiamo renderci conto che siamo tutti fratelli e sorelle. Il secolo scorso è stato il secolo della violenza. Il xxi secolo dovrebbe essere il secolo del dialogo! Non possiamo mai cambiare il passato, ma possiamo sempre imparare da esso per creare un futuro migliore.
Scrivi commento